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5L’altare, il secondo a cornuepistolae, è gemello a quello del Crocefisso; tuttavia, come appurato in fase di restauro, dalla base delle colonne a salire è completato a scagliola marmorizzata. Anche lo stucco in sommità, di Antonio Piani (1745-1825), risulta speculare all’altro, tuttavia vi è una variatio: nella pupilla di Dio è iscritto il monogramma di Maria; canta infatti la Vergine nel Magnificat: «l’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1, 47-48). Tutt’intorno sta una moltitudine di cherubini dai quali emergono, l’uno a destra e l’altro a sinistra, due figure di angeli con in mano, rispettivamente, una corona di rose e di margherite, ed un giglio, tradizionali insegne mariane. La “Visione di Sant’Antonio di Padova” (2,56 x 4,18), dipinta ad olio su tela da Marco Benefial (1684-1764) è del 1755. L’episodio fa riferimento alla visione avuta dal Santo nella sua cella. Al centro della composizione compare Gesù bambino, nell’atto di benedire Antonio inginocchiato per baciargli il piede. Curiosa la figura di San Giovanni battista, anch’egli infante, che con una mano accosta il piedino alla bocca del Santo e con l’altra avvicina il capo di questi. La sua piccola croce, fatta di canne, è posta ai piedi di Gesù, come segno della sua offerta nel martirio, e ad essa è intrecciato un cartiglio recante l’iscrizione: «Ecce agnus Dei» (Gv 1, 36). Ora più che mai sembra voler dire: «il regno dei cieli è vicino» (Mt 1, 2). A questo annuncio corrisponde anche il gesto di Maria, che sembra “svelare” il Figlio. La regalità di Cristo altresì sottolineata dalla postura di Lei, che diviene quasi trono di Dio. Assai dignitosa è la figura di San Giuseppe, ritratto quasi come un antico saggio, con barba canuta e bastone in mano, mentre introduce al Mistero che si svolge dietro di lui. A coronare questo momento estatico, immancabili angeli e putti, che qui intonano le melodie celestiali della liturgia perenne.

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